sabato 19 maggio 2012

Sud e sangue

La retorica è una cosa che non sopporto. Perdonate la franchezza, ma non so dirlo in altro modo. Lo scrivere, il dire, "quella frase" tanto per essere presente; tanto per non perdere l'ennesima occasione mediatica e far parte del gregge di chi gli eventi li condivide, senza conoscerne il significato, è un atteggiamento che rifiuto. Sapete davvero cosa succede al Sud? Avete mai visto una persona, a terra con le gambe bucate, piangere per il dolore? Essere in bilico sul precipizio tra la vita e la morte ed emettere quello sbuffo d'aria, senza sapere che, magari, sarà l'ultimo? La vita che sfugge senza poterla fermare. La vita che scorre davanti agli occhi. Io, il Sud, l'ho vissuto. Ho vissuto la gente, ho sentito l'aria tesa che spira tra le mura di case che sono solo cumuli di cemento e omertà. Ho provato la paura. Ho visto i vetri bucati dalle pallottole di chi spara così, per gioco. Chi non l'ha sentito sulla propria pelle, il Sud, non potrà capire. Non potrà mai sapere cosa vuol dire perdere un figlio senza poter gridare il proprio dolore. Scegliere tra il continuare a vivere, o morire, un giorno, in piazza, con un colpo di pistola in fronte, quando va bene. Ed è la sofferenza del Sud quella che sento io, oggi. Qul grido che piange sangue, e quel giogo duro, crudele, atroce e infame che prosciuga. Che prosciuga speranze. Per Brindisi. Per il Sud. Oggi e sempre.

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